
Mi ricordo quando, nel 1998 Irene Grandi cantava “E tutto il mondo è paese … chissà che favole strane,strane le religioni …”
E come si dice, ne è passata di acqua sotto i ponti da questa canzone fino ad oggi ,ed io,con la mia dovuta esperienza avrei qualcosa da dire.
Mia cara Irene , non è per niente vero che tutto il mondo è paese, e sai perché …
Perché il mondo, il paese può essere si tutto uguale, le case, le vie, i vicoli, il commercio, ma la sottile differenza la fa chi lo popola , e se chi lo popola non va ,tutto il paese non va …
No, non sono impazzita e non sto nemmeno farneticando , a tutto c’è una spiegazione , ed ovviamente ora vi darò la mia cercando di essere il più riassuntiva possibile.
Io, trasferita dalla capitale ad un capoluogo dell’estremo sud , mentalità diversa da quella con cui sono cresciuta, usi e costumi differenti, e fin qui tutto sommato non male …
Sono passati giorni, settimane, mesi e anni , oggi, esattamente 21, ho cambiato due volte casa e paese, fino ad arrivare qui, dove vivo oggi da ormai 9 anni,diciamo 10.
Un piccolo paese a pochi chilometri dal capoluogo.
Prima entusiasta,oggi lo definirei la penombra della città .
Appena si varca soglia del paese nemmeno il sole ne fa da capolino, ed il tuo spirito, dapprima allegro e gioioso si incupisce non appena ne leggi il nome sul cartello d’ingresso.
Non ho subito conosciuto bene il paese in cui avevo deciso di vivere,ma ancora di più non avevo conosciuto bene le persone che lo popolassero
Le mie uscite si limitavano nella spesa mattutina nei vari commerci del paese,ed il mio rapporto con la gente del posto non andava oltre un cortese buongiorno e buona sera con tanto di ghigno inebetito.
Tornavo a casa e chi si é visto si é visto,e come si dice da me, “ciao core”.
E se un diamante é per sempre, la mia pace “paesana” non lo é stata…
Tutto ha avuto fine quando la frequentazione nel paese non si é limitata più alla sola uscita mattutina, ma bensì ad un lavoro.
Ho iniziato a lavorare in un negozio del paese, ed in questo contesto, vuoi o non vuoi , volente o dolente inizi a conoscere “il popolo”
Ma il vero problema però, non è stato nel me conoscere loro, perché, anche in questi casi vige il mio motto, chi si é visto si é visto e ciao core, il problema é che gli altri hanno conosciuto me.
All’ inizio per ogni cliente che entrava c’era per me rivolta sempre la stessa e solita domanda “Ma tu a chi appartieni”?

La traduzione letterale di ma tu a chi appartieni é “Ma tu di chi sei figlia” …
Ed io puntualmente ogni giorno, più volte al giorno rispondevo, di nessuno.
Successivamente arrivavano tutte le altre domande, diciamo che inizialmente più che a lavoro mi sentivo quasi sotto interrogatorio forzato con tanto di lampada puntata.

E da qui, tu conosci tutti,tutti conoscono te e si sentono come se li spettasse di diritto entrare nella tua vita.
Chiedono,invadono i tuoi spazi,la tua privacy, e quando vedono che non possono arrivare a nessuna strada si informano con chi ne potrebbe sapere di più, e da lì inventano,creano,e si trasforma tutto in un passaparola fatto di ricami e ghirigori ; vince chi riesce ad inserire nella storia più ornamenti possibili.
Inizia per te come una seconda vita di cui nemmeno tu (protagonista) eri a conoscenza dell’esistenza.
Il tutto si conclude quando gli ornamenti sono così tanto ricchi da non sapere più cosa aggiungere, e quindi avanti il prossimo, nuova storia,nuovo protagonista e nuovi addobbi.
Qui, chi non ha nulla da fare, e vi assicuro che sono in molti, impiega il proprio tempo così.
Attenzione però, non voglio fare di tutta l’erba un fascio, qualcuno che è cresciuto alla “ciao core” abita il posto, ma è davvero una piccolissima fetta.
Quindi, mia cara Irene, tornando a noi, forse tutto il tuo mondo è paese perché ancora non sei venuta da queste parti, ma come dicevi tu ,di favole strane ne troveresti a bizzeffe !
Kiss Kiss
