Designer della comunicazione: identikit di una professione in ascesa.

Nell’ambito sempre più digitale e interconnesso del mondo contemporaneo, non è solo il settore della comunicazione a vivere una profonda trasformazione, ma anche quello della moda. Con l’avvento delle piattaforme digitali e dei social media, il settore moda si sta evolvendo rapidamente, dando vita a nuove professioni e opportunità lavorative. È il caso del designer della comunicazione, o communication designer, che contribuisce a veicolare l’estetica e il messaggio delle maison di moda per un pubblico sempre più ampio e diversificato. Scopriamo chi è e cosa fa il designer della comunicazione, analizzando le competenze richieste, le prospettive di carriera e l’importanza crescente di questa figura nel panorama professionale dell’industria della moda.

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Una domenica qualunque

È domenica …

Sono alla solita fermata ad attendere lo stesso autobus che mi porta al centro della città.

Attesa interminabile sotto il sole ed uno scirocco anomalo di metà ottobre.

Ed ecco che finalmente lo vedo arrivare da lontano.

Destinazione raggiunta …

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Ogni cosa a suo tempo

Il tempo passa, gli anni scorrono come la sabbia colorata all’interno di una clessidra…

Piccoli granelli di sabbia che si accumulano così velocemente svuotando un lato e contemporaneamente riempendone un altro.

La vita la vedo così, proprio come quella clessidra, dove ogni granello che passa dall’altro lato altro non é che ogni esperienza di vita vissuta.

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Come Hansel e Gretel

Pensavo alle fiabe…

Cresciamo tra principi, principesse, destrieri bianchi, castelli incantati e tanti vissero felici e contenti.

Si, favole bellissime, magiche e romantiche, ma che con il passare del tempo, crescendo, ti fanno comprendere che restano tali,semplicemente fiabe,che ti fanno si fantasticare, ma che a poco serviranno nel tempo.

C’è però una fiaba che ultimamente mi ronzava per la testa e che seppur tale resta, mi ha fatto pensare, riflettere .

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Basta Poco …

A volte basta poco per rassicurare qualcuno, sembra banale, a tratti anche sciocco, e forse lo è , ma per un individuo che viene colpito da un momento di insicurezza, una parola, un sorriso, o anche un semplice amorevole sguardo può cambiare quell’improvviso attimo.

In quel piccolo frammento momentaneo di incertezza, i pensieri volano, le domande si accumulano una sopra l’altra, ed il timore di chiedere, domandare, prende il sopravvento su ogni tipo di azione si voglia fare.

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Cara Mamma

Si dà per scontato che i genitori ci siano, sempre presenti, sempre lì pronti ad aspettarci, ad accoglierci, sorreggerci, confortarci e comprenderci.

Arriva però un momento dove tutto quello che avevamo dato per certo, sicuro, quasi immortale, ci venga improvvisamente tolto, quasi estirpato, strappato.

Si deve poi fare i conti con l’assenza, ci vuole tempo per accettare, in verità non si accetta mai, s’impara solo a convivere con l’assenza.

Ma più dura dell’assenza per una perdita, è l’assenza con la presenza, esserci ma in realtà non esserci.

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Altrove

Sto sempre attenta…

Cerco sempre nel mio piccolo, nelle mie capacità, nella mia attenzione, di percepire, comprendere, analizzare e sentire ogni cosa che penso ne valga la mia riflessione.

Che sia un dialogo, un discorso, una frase, una lettura, se questa cattura il mio interesse interiore, il mio pensare va oltre al momento stesso in cui quella determinata cosa sia stata detta, letta o ascoltata.

Medito, valuto, parlo con me stessa fino al momento in cui ho ben inciso nella mente il mio pensiero.

Ed oggi è stato proprio cosi, una frase ha catturato la mia attenzione, la mia osservazione.

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Affidarsi

Sono rimasta incantata.

Ieri mentre scorrevo i reels di Instagram, sono stata rapita dalla performance realizzata dal coreografo Yoann Bourgeois.

Un uomo ed una donna in piedi su di una piattaforma rotante, entrambi alla ricerca di un terreno comune che potesse dar loro un equilibrio, una stabilità.

Il passo di uno che influenza quello dell’altro, ambedue in bilico

Si incontrano, si avvicinano, si toccano.

Le loro mani si sfiorano, si allontanano.

La piattaforma rallenta, poi riprende a girare e finalmente i due si incontrano, si abbracciano.

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Today is the day…

E’ arrivata l’ora x, il giorno x, è arrivato quel giorno ignoto, quel giorno che nemmeno io sapevo fosse oggi.

Mi ritrovo qui, a distanza di molto tempo come tanti anni fa.

Stessa postazione, stessa musica di sottofondo, io , il mio pc, le mie idee, i miei pensieri, niente di impostato, niente di programmato o preparato.

Prima di iniziare nuovamente il mio percorso qui, tra leggerezza e riflessione, vi racconto un pò che ne è stato di me in questi ultimi quasi due anni di assenza.

Sono stati quasi due anni, duri, tra rinunce e traguardi raggiunti, tra sogni infranti e piccoli desideri esauditi; sono stati quasi due anni di emozioni contrastanti, barcollanti, tra la soddisfazione di fare e l’amarezza di non riuscire a fare, fino a quando tutto sembrava scivolarmi dalle mani.

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Lettere a Milena…

“O tu sei mia e tutto va bene, o invece ti perdo e allora non c’è niente, niente di niente”

Questo era l’ amore che Kafka provava per la sua Milena.

Lettere a  Milena, le lettere che Kafka spedisce puntualmente alla sua Milena, non sono altro che la testimonianza, il racconto di un amore che era pronto per nascere, crescere e risplendere, una vera esplosione di cuori, di sentimenti.

Un amore fatto di parole, un amore fatto d’inchiostro su fogli bianchi, un’amore non toccato, nemmeno sfiorato nonostante i loro incontri, ma che comunque creava una perfetta fusione di anime.

Parole dure, parole appena sussurrate, parole d’amore che descrivevano speranza, e che al tempo stesso cercavano di nascondere quel velo di tristezza che solo chi ama realmente puo comprendere.

Cos’era Milena per Kafka?

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L’anno che varrà

Normalmente, in questo giorno siamo soliti leggere delle belle liste di buoni propositi per l’anno che verrà.

Si prende carta e penna e si iniziano a scrivere scopi e obiettivi; si fa una bella scaletta, minuziosa ed accurata, ma diciamocela tutta, quanti di questi buoni propositi, buone intenzioni riusciamo a portare a termine?

Pochi, forse uno, almeno per quannto mi riguarda.

Io ogni fine anno ero una di voi.

Proposito numero uno, proposito numero due, tre, quattro e via fino a dieci.

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