Lettere a Milena…

“O tu sei mia e tutto va bene, o invece ti perdo e allora non c’è niente, niente di niente”

Questo era l’ amore che Kafka provava per la sua Milena.

Lettere a  Milena, le lettere che Kafka spedisce puntualmente alla sua Milena, non sono altro che la testimonianza, il racconto di un amore che era pronto per nascere, crescere e risplendere, una vera esplosione di cuori, di sentimenti.

Un amore fatto di parole, un amore fatto d’inchiostro su fogli bianchi, un’amore non toccato, nemmeno sfiorato nonostante i loro incontri, ma che comunque creava una perfetta fusione di anime.

Parole dure, parole appena sussurrate, parole d’amore che descrivevano speranza, e che al tempo stesso cercavano di nascondere quel velo di tristezza che solo chi ama realmente puo comprendere.

Cos’era Milena per Kafka?

Leggendo le sue lettere, ho percepito, compreso tra le righe, che Milena era semplicemente per Kafka il vero amore, quell’ultimo  battito di cuore che manca per completarci, e che tutti noi desideriamo trovare e provare almeno una volta nella vita.

Ho letto ogni singola lettera scritta da Kafka per la sua Milena, ogni volta, man mano che leggevo era come se avessi un déjà vu, era come se quelle lettere fossero per me quasi familiari, come se le avessi già lette, come se, in qualche modo avessi già vissuto quel modo di amare.

Mi sforzavo di capire da dove potesse provenire questa sensazione di familiarità, poi all’improvviso tutto mi è sembrato cosi chiaro, che nemmeno oggi riesco a capire come il tutto non mi fosse venuto in mente subito.

Non nascondo che la storia è molto, ma molto personale, un arma a doppio taglio per me, dolce ed a tratti romantica per chi si appresta a leggerla, affilata e tagliente per chi l’ha vissuta.

” La notte mi sveglio e ti penso , poi dormo, ti sogno, mi sveglio.

  Ti cerco ovunque tu sei , lontana, vicino, ti cerco.

  Ti trovo, mi ridi sul volto, mi giro all’opposto, io piango

  Poi sento una mano vicino, la tocco, mi giro, svanisci.

  Torni nel sogno, mi baci, mi sveglio, ti burli di me.

  Perchè non credi al mio amore, lo sai, sei tutto per me.

 La vita, il domani, il futuro, porta il tuo nome …..

 Aspetto sperando, chi sà che un giorno tu torni da me”

Questo non è Kafka, questo è mio padre in una delle cento lettere spedite a mia madre dal 1966  al 1978 , e che ho trovato solo dopo la sua morte.
Un pacco giallo custodiva tutto l’amore che mio padre provava per mia madre.

Un amore tormentato, sofferto, desiderato, un amore che però, forse, non viaggiava perfettamente all’unisono; ma a lui poco importava, perché credo fosse convinto che il suo solo amore potesse bastare per costruire la vita che tanto desiderava.
Ho preso quel pacco giallo, con tanta pazienza ho ordinato per data ogni lettera, ed ho iniziato a leggere ogni singola parola, ogni pensiero, ogni passaggio, e tutto mi è sembrato più chiaro.
Tutto, anche la cosa più brutale aveva finalmente un suo perche, ma non una giustificazione.

Potevo finalmente chiudere un grandissimo capitolo della mia vita fatto di mille domande, tanti punti interrogativi.
Come per Milena, neanche io ho mai trovato le risposte alle lettere di mio padre, ma a differenza di chi ha letto le lettere di Kafka, le risposte è stata la vita stessa a darmele.
Una sola certezza mi hanno lasciato tutte queste lettere, l’amore non può non viaggiare all’unisono, l’amore deve essere quel perfetto binomio di due anime che non possono fare l’una a meno dell’altra.

Kiss Kiss

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